Cenni storici

San Martino Buon Albergo (San Martín Bon Albergo in veneto) è un comune italiano di 15 580 abitanti della provincia di Verona in Veneto.
San Martino Buon Albergo dista circa 4 km da Verona e una decina dal centro storico della città.

Argomenti

Storia

L’attuale comune si determina nel 1927 con la fusione del Comune di Marcellise con quello di San Martino Buon Albergo, insieme con porzioni di territorio appartenenti ai comuni limitrofi di Montorio e San Michele Extra soppressi in quell’anno. Il paese nasce e si sviluppa lungo l’antica direttrice romana della via Postumia, proprio nel luogo dove supera il fiume Fibbio con l’antico ponte in pietra, ai piedi della collina della Musella. Passaggio obbligato per l’antica via pedemontana che collega Verona con Aquilea. D’ altronde anche oggi da San Martino passano tutte le vie terrestri di comunicazione (strade, superstrade, autostrade e ferrovie) visto che il territorio pedemontano si trova più alto rispetto all’alveo limoso antico e moderno del fiume Adige. Numerosi sono i reperti dell’età del bronzo, retica e soprattutto tardo romana ritrovati, sia nella valle di Marcellise, nel capoluogo e nelle campagne di Centegnano; dalle tombe a cappuccina, vasi, lucerne a resti di case con pavimentazioni musive, decorazioni pittoriche ed utensili di uso comune, fino alle lapidi funerarie o cerimoniali e cippi di confine. Se nel periodo romano il territorio appartiene ad una vasta centuriazione di carattere rurale, nel corso del medioevo l’area sanmartinese dipende dalla città di Verona “Campana Minor” e poi dai castelli di Montorio e di Lavagno. Solo con l’avvento della Repubblica Serenissima di Venezia, San Martino comincia ad avere una indipendenza territoriale ed economica. Due sono gli elementi architettonici che sono di riferimento territoriale per individuare il luogo in epoca medievale: la Chiesa di San Martino Vescovo di Tour e l’antico Buon Albergo. Queste due strutture daranno il nome al paese, nome che verrà ufficializzato solo in epoca napoleonica quando vengono riorganizzati i comuni, le proprietà e gli estimi territoriali, dopo la caduta della Serenissima Repubblica di Venezia. I primi documenti sono dell’801 e dell’anno 894 con riferimento alla chiesa di San Martino soggetta all’abbazia di San Zeno, mentre è del 26 agosto del 1146 il primo documento che cita l’appellativo Buon Albergo, una scrittura pubblica rogata dal notaio Paltonario nei pressi della “Ecclesie Sancti Martini in loco ubi dicitur Bonum  Albergum”. Il Buon Albergo è l’antica locanda con stallaggio che si trova in centro del paese (i portegheti) e che un tempo era una delle soste obbligate, prima di entrare in città, per le diligenze postali, le carrozze e cavalieri di ogni grado e lignaggio. Sandro Bevilacqua nel 1950 descrive gli abitanti del paese come “…gente che vive da molto tempo in un pianeta che non è il nostro, uomini che come noi hanno avuto potenti passioni e hanno carezzato dolcissimi sogni, hanno sconosciuto l’incanto della speranza e il dramma delle delusioni. Sono i costruttori delle vie storiche illustrate ed insanguinate dal passaggio degli eserciti, sono i condottieri delle battaglie rinascimentali e napoleoniche, sono i padroni dei mulini delle gualchiere e delle cartiere che nei secoli scorsi – come ci hanno tramandato gli storici – conferivano a questo centro della provincia veronese un aspetto pittoresco veramente indimenticabile”. Se l’antica Via Maggiore del paese ha visto passare eserciti di tutte Europa, il Fibbio ha visto erigersi nei secoli fiorenti costruzioni industriali che sfruttavano le acque del fiume per far girare le ruote idrauliche le quali, attraverso un sistema di ingranaggi, animavano gli opifici, soprattutto molini, folloni e gualchiere, ferriere del ferro e rame, cartiere e pile per il riso. Tra tutte queste attività, importanti erano le cartiere, le uniche nel veronese, che portarono il paese ad una notorietà talmente alta da chiamarlo San Martino delle Cartiere. Le prime notizie sull’attività cartaria cominciano nel 1381 quando un imprenditore bresciano costruisce una cartiera sul Fibbio. I centri dei mulini da carta si svilupparono sul Fibbio in località alle Ferrazze per poi scendere lungo il fiume fino alla Cengia, poi al Ponte, al Maglio, le Pignatte e alla Cà dell’Aglio ed ebbero molta importanza nella produzione della carta “bambagina” soprattutto nel periodo rinascimentale. Nel 1561 si contano sul Fibbio da Olivè a Formighè ben 44 strutture industriali per un totale di 93 ruote idrauliche: 22 molini, 11 folli, 6 cartiere e 5 magli. Oltre alla vocazione industriale e commerciale del paese, sul suo territorio si trovano numerose ville di campagna, oratori, corti rurali e complessi religiosi distribuiti un po’ dovunque; dalla valle di Marcellise, a quella delle Ferrazze, fino a Campalto e alla Mambrotta. Numerose sono state le antiche casate nobili che avevano proprietà e feudi sul territorio di San Martino: come i Cermisoni di Campalto, i Da Lisca a Formighè, i Marioni a Marcellise, a Ferrazze e Mambrotta, gli Orti-Manara a Terreno e alla corte Orti, i Malaspina alla Cà dell’Aglio, i Muselli alla Musella, a San Martino alle Case Nuove ed alla Cà dell’Aglio. Famiglie nobili che hanno lasciato prestigiose vestigia come la Villa Musella e la sua tenuta che corrisponde a circa 1/10 del territorio, villa Orti-Manara al Terreno, Villa Manara a Marcellise, dove troviamo anche il quattrocentesco Brolo Marioni, Villa Malanotte, Palazzo Portinari, la Sogara, Villa Ferrari. Altre corti importanti le troviamo all’interno della Musella come il Brolo Muselli o Palazzo Carobbi, le Ferrazzette e la Corte del Drago con l’Oratorio del 1772. Se alla Musella e nella valle di Marcellise troviamo ville di campagna nel territorio di Centegnano e Mambrotta incontriamo grandi corti rurali come la Mariona, la Mambrottina, la Falcona, la Pantina, che trovarono la loro popolarità nel corso del cinquecento quando si introdusse nella bassa sanmartinese la coltivazione del riso. Nel corso dell’Ottocento, ma soprattutto nel primo decennio del Novecento il paese di S. Martino conosce uno sviluppo industriale, artigianale e commerciale importante. Si costruiscono le nuove industrie, come lo zuccherificio Ligure-Lombardo, l’oleificio Oss-Mazzurana delle Ferrazze, la Cereria Barbieri, il cotonificio Crespi e l’oleificio di Mario Sacchetti. La vocazione industriale dell’area sanmartinese è confermata dalla costruzione della nuova zona industriale nel 1958 ed ultimamente con una trasformazione legata più al terziario ed al commerciale.L’attuale comune si determina nel 1927 con la fusione del Comune di Marcellise con quello di San Martino Buon Albergo, insieme con porzioni di territorio appartenenti ai comuni limitrofi di Montorio e San Michele Extra soppressi in quell’anno. Il paese nasce e si sviluppa lungo l’antica direttrice romana della via Postumia, proprio nel luogo dove supera il fiume Fibbio con l’antico ponte in pietra, ai piedi della collina della Musella. Passaggio obbligato per l’antica via pedemontana che collega Verona con Aquilea. D’ altronde anche oggi da San Martino passano tutte le vie terrestri di comunicazione (strade, superstrade, autostrade e ferrovie) visto che il territorio pedemontano si trova più alto rispetto all’alveo limoso antico e moderno del fiume Adige. Numerosi sono i reperti dell’età del bronzo, retica e soprattutto tardo romana ritrovati, sia nella valle di Marcellise, nel capoluogo e nelle campagne di Centegnano; dalle tombe a cappuccina, vasi, lucerne a resti di case con pavimentazioni musive, decorazioni pittoriche ed utensili di uso comune, fino alle lapidi funerarie o cerimoniali e cippi di confine. Se nel periodo romano il territorio appartiene ad una vasta centuriazione di carattere rurale, nel corso del medioevo l’area sanmartinese dipende dalla città di Verona “Campana Minor” e poi dai castelli di Montorio e di Lavagno. Solo con l’avvento della Repubblica Serenissima di Venezia, San Martino comincia ad avere una indipendenza territoriale ed economica. Due sono gli elementi architettonici che sono di riferimento territoriale per individuare il luogo in epoca medievale: la Chiesa di San Martino Vescovo di Tour e l’antico Buon Albergo. Queste due strutture daranno il nome al paese, nome che verrà ufficializzato solo in epoca napoleonica quando vengono riorganizzati i comuni, le proprietà e gli estimi territoriali, dopo la caduta della Serenissima Repubblica di Venezia. I primi documenti sono dell’801 e dell’anno 894 con riferimento alla chiesa di San Martino soggetta all’abbazia di San Zeno, mentre è del 26 agosto del 1146 il primo documento che cita l’appellativo Buon Albergo, una scrittura pubblica rogata dal notaio Paltonario nei pressi della “Ecclesie Sancti Martini in loco ubi dicitur Bonum  Albergum”. Il Buon Albergo è l’antica locanda con stallaggio che si trova in centro del paese (i portegheti) e che un tempo era una delle soste obbligate, prima di entrare in città, per le diligenze postali, le carrozze e cavalieri di ogni grado e lignaggio. Sandro Bevilacqua nel 1950 descrive gli abitanti del paese come “…gente che vive da molto tempo in un pianeta che non è il nostro, uomini che come noi hanno avuto potenti passioni e hanno carezzato dolcissimi sogni, hanno sconosciuto l’incanto della speranza e il dramma delle delusioni. Sono i costruttori delle vie storiche illustrate ed insanguinate dal passaggio degli eserciti, sono i condottieri delle battaglie rinascimentali e napoleoniche, sono i padroni dei mulini delle gualchiere e delle cartiere che nei secoli scorsi – come ci hanno tramandato gli storici – conferivano a questo centro della provincia veronese un aspetto pittoresco veramente indimenticabile”. Se l’antica Via Maggiore del paese ha visto passare eserciti di tutte Europa, il Fibbio ha visto erigersi nei secoli fiorenti costruzioni industriali che sfruttavano le acque del fiume per far girare le ruote idrauliche le quali, attraverso un sistema di ingranaggi, animavano gli opifici, soprattutto molini, folloni e gualchiere, ferriere del ferro e rame, cartiere e pile per il riso. Tra tutte queste attività, importanti erano le cartiere, le uniche nel veronese, che portarono il paese ad una notorietà talmente alta da chiamarlo San Martino delle Cartiere. Le prime notizie sull’attività cartaria cominciano nel 1381 quando un imprenditore bresciano costruisce una cartiera sul Fibbio. I centri dei mulini da carta si svilupparono sul Fibbio in località alle Ferrazze per poi scendere lungo il fiume fino alla Cengia, poi al Ponte, al Maglio, le Pignatte e alla Cà dell’Aglio ed ebbero molta importanza nella produzione della carta “bambagina” soprattutto nel periodo rinascimentale. Nel 1561 si contano sul Fibbio da Olivè a Formighè ben 44 strutture industriali per un totale di 93 ruote idrauliche: 22 molini, 11 folli, 6 cartiere e 5 magli. Oltre alla vocazione industriale e commerciale del paese, sul suo territorio si trovano numerose ville di campagna, oratori, corti rurali e complessi religiosi distribuiti un po’ dovunque; dalla valle di Marcellise, a quella delle Ferrazze, fino a Campalto e alla Mambrotta. Numerose sono state le antiche casate nobili che avevano proprietà e feudi sul territorio di San Martino: come i Cermisoni di Campalto, i Da Lisca a Formighè, i Marioni a Marcellise, a Ferrazze e Mambrotta, gli Orti-Manara a Terreno e alla corte Orti, i Malaspina alla Cà dell’Aglio, i Muselli alla Musella, a San Martino alle Case Nuove ed alla Cà dell’Aglio. Famiglie nobili che hanno lasciato prestigiose vestigia come la Villa Musella e la sua tenuta che corrisponde a circa 1/10 del territorio, villa Orti-Manara al Terreno, Villa Manara a Marcellise, dove troviamo anche il quattrocentesco Brolo Marioni, Villa Malanotte, Palazzo Portinari, la Sogara, Villa Ferrari. Altre corti importanti le troviamo all’interno della Musella come il Brolo Muselli o Palazzo Carobbi, le Ferrazzette e la Corte del Drago con l’Oratorio del 1772. Se alla Musella e nella valle di Marcellise troviamo ville di campagna nel territorio di Centegnano e Mambrotta incontriamo grandi corti rurali come la Mariona, la Mambrottina, la Falcona, la Pantina, che trovarono la loro popolarità nel corso del cinquecento quando si introdusse nella bassa sanmartinese la coltivazione del riso. Nel corso dell’Ottocento, ma soprattutto nel primo decennio del Novecento il paese di S. Martino conosce uno sviluppo industriale, artigianale e commerciale importante. Si costruiscono le nuove industrie, come lo zuccherificio Ligure-Lombardo, l’oleificio Oss-Mazzurana delle Ferrazze, la Cereria Barbieri, il cotonificio Crespi e l’oleificio di Mario Sacchetti. La vocazione industriale dell’area sanmartinese è confermata dalla costruzione della nuova zona industriale nel 1958 ed ultimamente con una trasformazione legata più al terziario ed al commerciale.

 

Itinerario Storico - Artistico

La parrocchiale di S. Martino Vescovo di Tours

La chiesa di trova nel centro al paese e costituisce una delle quinte scenografiche della piazza principale di S. Martino. Le prime notizie di un edificio religioso dipendente dal monastero di S. Zeno Maggiore di Verona sono dell’anno 894 sotto l’abate Austerberto. I primi documenti importanti sono alcune donazioni del 1146 e del 1163. Nel 1526 diventa parrocchia con “rector” e nel 1744 viene ampliata verso la piazza nell’attuale facciata principale d’impostazione classica, mentre il viale in ciottoli a due colori è del 1820. Nel 1891 viene costruito l’oratorio annesso in onore della Vergine Maria, di S. Antonio e di S. Luigi. La struttura attuale, croce latina con transetto, è delineata attorno al 1953 quando viene ampliata nella parte presbiterale a levante. All’interno la chiesa si dispone ad un’antica navata, con volta ribassata secondo le indicazioni del Concilio di Trento. Nella parte settecentesca troviamo sei altari in forma barocca con sulla parete di destra il vecchio pulpito il legno. Sull’altare maggiore, nel coro, spicca la pala dedicata a San Martino della scuola del Brusazorzi.

La parrocchiale della Cattedra di S. Pietro a Marcellise

La chiesa si trova all’inizio di Marcellise e ben visibile in alto a sinistra per chi arriva da S. Martino. L’attuale edificio è frutto di vari interventi tra l’Ottocento ed il Novecento su disegno del 1820 dell’architetto Giuseppe Barbieri. Dell’antica chiesetta romanica rimangono tracce nella sacrestia. Il primo documento è del 1179 dove troviamo citata la chiesa di “sancto petro” a “Marcelisii”. Sul lato est si trova la grande iscrizione del 1407 in volgare gotico del “legato” per le elemosine da distribuirsi nella festa del 22 febbraio di S. Pietro in Cattedra. La chiesa di S. Pietro contiene diverse opere d’arte, tra le più importanti e preziose del territorio sanmartinese, come le due tele di Francesco Morone “I profeti Daniele ed Isaia” e “I santi Benedetto e Giovanni Evangelista” e le altre due “Le sante Caterina e Dorotea” e “La natività” di Girolamo dei Libri datati 1515.

La parrocchiale di S. Girolamo a Mambrotta

L’edificio si trova all’inizio della frazione di Mambrotta, a nord della strada principale costruita sull’antico argine seicentesco dell’Adige. In una mappa del 1676 di Francesco Cuman l’edificio religioso ci appare disegnato nell’antica forma, diversa da quella attuale, d’impianto ottagonale, che è invece frutto di un nuovo progetto eseguito tra il 1816 ed il 1848. Ad Angelo Gottardi si deve con certezza il progetto del prospetto principale d’impostazione classica suddiviso simmetricamente da una doppia coppia di lesene con capitello corinzio, in mezzo alle quali si trova il portone d’entrata, sormontate da un primo fregio a listelli aggettanti, da un secondo fregio liscio e da un frontone classico conclusivo. Tra il 1884 ed il 1889 viene completata la chiesa, eretto il campanile ed acquistate le campane.

Villa Musella

La villa con giardino e parco si trova sulla collina posta a nord dell’abitato del paese. La trasformazione in villa avviene quando l’antica corte delle Colombare dei Marioni è trasformata in residenza nobiliare tra il 1654 ed il 1709 dalla famiglia veronese dei Muselli: La villa si organizza attorno al cortile quadrato con quattro corpi tutti di stile diverso secondo i prospetti progettati, tra il 1869 ed il 1894, dall’architetto Giacomo Franco. A nord della villa si concentrano i grandi saloni, affrescati tra il 1686 e la fine del XVII secolo. Sull’angolo sud-ovest troviamo l’oratorio gentilizio del 1654 ed il campanile, rinnovati dal Franco, in forme architettoniche ottocentesche tra il neo-romanico, l’arabesco ed il neo-gotico. Sui lati della villa si estende il giardino seicentesco disposto su un parterre artificiale che si allunga verso sud, per terminare nel belvedere, con la peschiera quadrilobata. Il parco, annesso alla villa, viene costruito alla fine del XIX secolo quando Trezza movimentano migliaia di metri cubi di terra, costruendo prati, vasche, laghetti, cascatelle e ruscelletti artificiali, fino in fondo alla Val Lovara, alimentati da settemilioni di litri d’acqua del vascone del Perlar.

Villa Manara

Antica villa gentilizia appartenente alla famiglia Manara nel XVI secolo. 1683, in seguito alla morte di Gio: Geronimo Manara e alle precedenti nozze tra Vittoria Manara e Ligurgo Orti (1641), la proprietà passa in eredità alla famiglia degli Orti che riunifica le due casate in un solo cognome Orti-Manara. Il complesso si trova all’inizio della contrada Mezzavilla di Marcellise, sulla destra della strada principale, all’interno di un alto muro di cinta, il quale proseguendo verso e lungo il Progno, fino alla torretta, per poi ritornare a nord della villa verso la via, racchiude l’antico brolo. L’edificio principale potrebbe essere della fine del quattrocento e in seguito nel cinquecento ampliato e sopraelevato. I prospetti laterali e la facciata a nord si presentano più possenti e più protetti dando un’impostazione certamente cinquecentesca alla villa. La corte rettangolare è circondata da un alto muro, che separa lo spazio interno, patrizio e nobile, da quello esterno del lavoro quotidiano.

Villa Terreno Orti Manara

Il complesso di villa Orti-Manara a Terreno di Marcellise è particolare per originalità e storia. Nascosta tra la vegetazione, la s’intravede, sotto la collina della Musella, come parte di una scenografia teatrale, lontana ed irraggiungibile. La villa viene edificata nel 1748 dal Conte Giangirolamo come residenza di campagna della famiglia Orti-Manara, ampliando quindi il vecchio aggregato rurale preesistente come indicato nel disegno del 1751 del Mattei. Il complesso architettonico rivolto verso il sorgere del sole, con ad ovest il giardino ed il parco secolare, originariamente era una corte rurale, con le case contadine, la torre-colombara, le cantine, gli annessi rurali e costituiva nel XVI secolo la proprietà del “Teren”.

Villa Zamboni Montanari (della “La Nobile”)

Villa gentilizia, situata nella valle di Marcellise, posizionata tra il Progno e la strada comunale che conduce a S. Martino. L’insediamento, d’antiche origini, è nel ‘500 una corte agricola importante, al centro di un podere, esteso tra la collina di Lavagno e quella di Marcellise. La trasformazione del complesso padronale in villa gentilizia e le sistemazioni esterne, giardino e parco, come ricorda lo Stegagno, sono realizzati nei primi anni del ‘900 dalla famiglia Zamboni. Nel corso del XVIII e XIX secolo il complesso è di proprietà della famiglia Ruzzenente che nel 1812 fa costruire l’oratorio dedicato a S. Rocco, come ricordato nella visita pastorale datata 1839 da parte del vescovo Grasser. 

Casa Pozza

La corte si trova nella piana della valle di Marcellise, a nord della strada detta del Feniletto. La corte è antichissima, costruita nel corso del medioevo probabilmente di resti di un casale romano. La forma attuale è il frutto di successive costruzioni tra l’epoca medievale e il XVIII secolo. Le prime notizie sicure sulla proprietà le abbiamo attraverso la mappa del 1606, quando Giacomo Mona e Bartolomeo Mona-Mercanti il 29 novembre 1604 supplicano “…le acque, che tre giorni e mezzo continui di cadauna settimana cava dal fiume del Fibio… per irrigazione di campi n. 200 in pertinenza di Marcellise”. Alla corte è aggiunto nel 1680 l’oratorio sotto il titolo di S. Giovanni Battista. Nel 1745 la corte ed i possedimenti del Palù sono proprietà di Claudio Dal Pozzo. Nella casa padronale si conservano alcune pareti decorate da sei affreschi importanti, datati 1782, d’Andrea Porta.

Il Drago

La corte del Drago è una delle più antiche, interessanti e suggestive corti gentilizie di S. Martino Buon Albergo. Certamente quattrocentesco il complesso la ospitato famiglie antiche e nobili che si sono succedute fin dal XV secolo come i Leoni, i Basso, i Drago, gli Huberti, i Savinelli, i Fracastoro, i Trezza ed i d’Acquarone. La corte di forma quadrangolare, si dispone con la casa padronale a sud strutturalmente compatta e squadrata collegata a nord, verso il Fibbio, con il cortile interno, dove si affacciano le pertinenze e i rustici.  A sud sulla parete esterne e il fienile, si trova un grande affresco, che rappresenta l’adorazione dei Magi, attribuito a Francesco allievo del Tiepolo, datato attorno al 1772, anno in cui il pittore dipinge l’oratorio del Drago per conto della famiglia Huberti. 

Le Ferrazzette

La corte detta “Le Ferrazzette” si trova sulla strada comunale che collega S. Antonio con le Ferrazze. Di forma quadrata è circondata da alto muro e si dispone attorno al cortile ed alla casa padronale cinquecentesca. Rimangono a testimonianza dell’antica e nobile origine tracce d’alcuni affreschi decorativi con figure allegoriche, metope e marcapiani della seconda metà del XVI secolo, attribuiti al Farinati o al Giolfino. Le decorazioni si trovano all’esterno, nella parte alta, della casa padronale. Ad est troviamo la grande stalla, con portico e fienile, costruita nella seconda metà dell’ottocento e data la perfezione delle misure, l’uso dei materiali, il momento storico particolare si può supporre che il progetto sia dell’arch. Girolamo Franco, già autore del reslyling della villa Musella.

Villa Ferruzzi (Il Municipio)

Conosciuta come il Municipio di San Martino Buon Albergo in realtà era la residenza patrizia della famiglia Ferruzzi fin dalla seconda metà del XVIII secolo. Il palazzo costruito in sobrio neoclassico è forse quello più rappresentativo del centro di S. Martino. Il corpo centrale del fabbricato, che risulta sopraelevato rispetto alle parti laterali, conteneva la parte di rappresentanza della villa, come il salone d’ingresso. La famiglia Ferruzzi, teneva uno splendido giardino dove amava collocare, anche antiche lapidi romane, come ricorda il Mommsen segnalando nel 1872 la presenza di diversi steli d’epoca imperiale “in hortis  Ferruzzianis”. Nell’ottobre del 1897 l’ing. comunale Mosconi restaura la villa, rendendola agile per l’amministrazione dell’epoca, aggiungendo il vano scale, il bagno e ristrutturando la facciata sulla piazza principale.

Corte Radici

Antica corte padronale cinquecentesca, ubicata in località Quattroruote, tra il fiume Fibbio e l’antica strada della Ca’dell’Aglio. La corte conserva la sua struttura originaria che si sviluppa in linea, iniziando con le case dei contadini per proseguire con la grande stalla, poi la stalla dei cavalli ed altri rustici. Staccata la grande casa gentilizia con saloni e cucina con il grande camino dei due leoni. La corte deve il suo nome alla famiglia Radice con Antonio Radicius capostipite, vissuto agli inizi del XVI secolo in Verona. Ma soni i figli Nicola e Zuan Antonio che attraverso affitti perpetui acquistano numerosi appezzamenti nel territorio di S. Martino B.A, Marcellise e Olivè, soprattutto dalla famiglia Concorezzo.

Corte La Mariona

Antica corte posta nel territorio che un tempo era definito di Centegnano, tra gli abitati di Ca’ dell’Aglio e Mambrotta. Una delle colonne murate sulla facciata dell’abitazione padronale reca sul capitello la data del 1503. La Mariona si dispone a corte quadrata, aperta a sud, con il palazzo padronale posto a mezzogiorno, tra la barchessa, ad ovest, e la costruzione della pilla da riso, ad est, la quale conserva ancora la grande ruota che faceva funzionare i battitori per pillare il riso. Il nome della corte deriva dalla famiglia Marioni, antica casata nobiliare originaria di Caravaggio nel Bergamasco.

 

(Testi a cura dell'arch. Sergio Spiazzi)